Facciamo che io ero una bestia

Facciamo che io ero una bestia è una raccolta di disegni in cui alcune piccole creature umane giocano e si confondono con cortecce, rami, sassi e bestie pelose e piumate. Parla di giochi, di camuffamenti e trasformazioni, di fughe, di regicidi e di nascondigli, di furti, di spaventi e di scherzi.

Facciamo che io ero una bestia è la mia prima personale in Galleria Portanova12. La mostra fa parte del programma di Boom! Crescere nei libri a cura di Hamelin associazione culturale durante la Bologna Children’s Book Fair.
vi aspetto timidamente.


Facciamo che io ero una bestia
dal 5 aprile al 3 maggio 2024
inaugurazione 5 aprile alle 18 con un live painting con musiche di Dario Moroldo.

Galleria Portanova12
Massimo Cattafi
signifikat@gmail.com
329 0328347

Gli Asini

È uscito il nuovo numero della rivista Gli Asini, di cui ho curato copertina e illustrazioni interne.
Si parla di terre promesse, di intenti genocidiari, di perseveranza nella resistenza contro minacce di negazione e scomparsa e di quanto sia difficile per una rivista trovare le parole per parlare della catastrofe in corso.


Due mondi | Cristina Campo

Opera per La tigre tra i due mondi, mostra collettiva della Galleria Portanova12 in collaborazione con il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna per il centenario della nascita di Cristina Campo.
Mostra visitabile dal 9 al 24 novembre in via Porta Nova 12, Bologna.

Cristina Campo, dal volume Gli Imperdonabili, Adelphi, Milano, 1987.

Il critico è un’eco, certo. Ma non è forse appunto anche la voce della montagna, della natura, alla quale la voce del poeta è diretta? Non sta il critico di fronte al suo poeta come il poeta difronte ai richiami del proprio cuore? Per questo, al momento di parlarne, egli deve averlo già interamente subito: restituirlo non come semplice specchio ma come un’eco appunto: carica e intrisa di tutto quel cammino percorso, nella natura, dall’una e dall’altra voce.
Il modo che ha un poeta di ricavare dal suo lavoro passato nuove illuminazioni per la sua coscienza, somiglia a quello con cui Münchhausen raggiungeva la luna: tagliando la corda sotto di sé per allungarla di sopra.
La pura poesia è geroglifica: decifrabile solo in chiave di destino. Per anni tornare estatici alla bellezza delle anatre, degli arcieri, degli dèi con testa di cane o di nibbio, senza neppure sospettarne la fatale disposizione. Quante volte mi sono ripetuta certi versi o versetti:« O città io t’ho scritta nel palmo delle mie mani», «This day I breathed first, time is come round…», «L’essere morti non ci dà riposo». Ma intorno alla loro posizione segreta, finché la mia stessa sorte non me ne diede la chiave, giravo ciecamente: come intorno a una colonna istoriata di cui scoprissi solo una figura alla volta: lo scriba, il serpente, l’occhio.


L’Albertazzi

Le nuove generazioni a Bologna hanno spazzato via il dialetto degli anziani, propagando una cultura del gergo urbano totalmente nuova, una coltre sonora esotica ardua da decifrare senza una guida. Lunghe e meticolose scansioni del tessuto cittadino hanno fatto germogliare questo dizionario illustrato con oltre 1400 lemmi, un ipertesto senza vicoli ciechi che mescola personaggi notissimi ed entità sconosciute, fatti storico-culturali e aneddoti privati, verità e leggende, sacralità e nefandezze, il tutto parificato dallo stesso rigore classificatorio, dalla stessa democrazia enciclopedica. Completano il lavoro una grammatica e un racconto in slang con traduzione a fronte.
Testi di Francesco Perlini, illustrazioni di Valeria Cavallone e Lufo.
Cura grafica, impaginazione e perfezionismo certosino di Chialab.
Edizioni Pendragon, Bologna, 2023.
Disponibile qui