Due mondi | Cristina Campo

Opera per La tigre tra i due mondi, mostra collettiva della Galleria Portanova12 in collaborazione con il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna per il centenario della nascita di Cristina Campo.
Mostra visitabile dal 9 al 24 novembre in via Porta Nova 12, Bologna.

Cristina Campo, dal volume Gli Imperdonabili, Adelphi, Milano, 1987.

Il critico è un’eco, certo. Ma non è forse appunto anche la voce della montagna, della natura, alla quale la voce del poeta è diretta? Non sta il critico di fronte al suo poeta come il poeta difronte ai richiami del proprio cuore? Per questo, al momento di parlarne, egli deve averlo già interamente subito: restituirlo non come semplice specchio ma come un’eco appunto: carica e intrisa di tutto quel cammino percorso, nella natura, dall’una e dall’altra voce.
Il modo che ha un poeta di ricavare dal suo lavoro passato nuove illuminazioni per la sua coscienza, somiglia a quello con cui Münchhausen raggiungeva la luna: tagliando la corda sotto di sé per allungarla di sopra.
La pura poesia è geroglifica: decifrabile solo in chiave di destino. Per anni tornare estatici alla bellezza delle anatre, degli arcieri, degli dèi con testa di cane o di nibbio, senza neppure sospettarne la fatale disposizione. Quante volte mi sono ripetuta certi versi o versetti:« O città io t’ho scritta nel palmo delle mie mani», «This day I breathed first, time is come round…», «L’essere morti non ci dà riposo». Ma intorno alla loro posizione segreta, finché la mia stessa sorte non me ne diede la chiave, giravo ciecamente: come intorno a una colonna istoriata di cui scoprissi solo una figura alla volta: lo scriba, il serpente, l’occhio.


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